La Fondazione del parco

Orgine del Parco

L’origine di questa area naturale protetta risale al lontano 1988. Il Parco, istituito con apposita Legge regionale (LR 11, 2/04/1988), che con il Centro Visite ha sede a “casa Fantini” in via Carlo Jussi 171, si prefigge di preservare l’equilibrio ambientale del luogo mantenendone l’integrità e la biodiversità. È un’area di ca. 5 mila ettari delimitata dai torrenti Savena e Quaderna (da Ovest a Est) nei territori dei Comuni di Bologna, Pianoro, San Lazzaro e Ozzano dell’Emilia.

In particolare, nel territorio del capoluogo, troviamo: affioramenti gessosi che danno vita a un complesso carsico di notevole interesse e -calanchi (tra la frazione di Castel de’ Britti e Ozzano), solchi profondi in terreno argilloso soggetti ad erosioni naturali.

In quest’area protetta possiamo affermare che la natura la fa da “padrona”. La zona è caratterizzata dalla presenza di balze, doline, valli cieche, grotte, inghiottitoi, affioramenti gessosi, erosioni a candela che creano un insieme di grande suggestione. E vi si trovano anche oltre un centinaio di grotte (famosissime quella del “Farneto” e della “Spipola” - oggi visitabili su appuntamento). Inoltre, esistono anche complessi sistemi di acque sotterranee che attraversano i gessi. Significativo il caso del rio Acquafredda (un rivolo o poco più in zona Croara/Ponticella) che, inabissandosi, dopo qualche chilometro torna alla luce poco più a valle a Ponticella per finire nel torrente Savena.

In passato sono venuti alla luce i segni della presenza dell’uomo che fin dalla preistoria ha frequentato queste colline. Una piccola traccia di resti romani (se non ricordo male) la troviamo in via Montebello a ridosso della riva sx del torrente Idice. E diversi sono anche i borghi medievali e antichi castelli di un tempo sorti attorno alle parrocchie, ormai del tutto scomparsi. Restano solo alcuni ruderi a Castel de’ Britti e ad Ozzano San Pietro. Mentre sopravvivono ancora alcune isolate chiese e piccoli oratori: uno per tutti, quello di Madonna dei Boschi, anche questo in zona Croara, nelle vicinanze della Palestrina.

Molto suggestivi sono anche i calanchi che troviamo nell’area del Parco: il “quasi spaventoso” rio Calvane, sopra Castel de’ Britti, percorribile in cima al crinale - da fare assolutamente nei mesi estivi per via del fango che vi si può trovare - e quello dell’Abbadessa sulle colline di Ozzano, quest’ultimo meglio osservabile grazie alla terrazza panoramica da cui, nelle giornate limpide, si possono intravvedere le Prealpi, e che deve il suo nome alla beata Lucia di Settefonti che fu badessa dello scomparso monastero camaldolese, la cui leggenda narra del suo amore per un cavaliere bolognese, Diatagora Fava, a cui lei rinunciò per fede.

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