Come sono state scoperte le Grotte?
Correva l’ottobre del 1871 - ad oggi sono trascorsi oltre 150 anni - quando,
Francesco Orsoni (classe 1849) e poco più che ventenne, spinto dalla sua innata
curiosità, risalendo la Val di Zena al Farneto si imbattè nella omonima grotta che
si rivelò poi contenere al proprio interno reperti risalenti all’Età del Bronzo. Oggi
custoditi nel Museo Archeologico di Bologna.
E veniamo agli anni ‘30 del secolo scorso.
Il testimone lasciato da Orsoni è idealmente raccolto dallo speleologo Luigi Fantini
che prosegue ed estende le ricerche in maniera più capillare. Da semplice
boscaiolo qual era che conosceva a menadito ogni angolo della zona, la Grotta del
Farneto divenne per lui una vera palestra di apprendimento scoprendo una serie di
manufatti preistorici oltre a una ricca quantità di ossa umane riferibili all’Età del
Rame. Reperti che oggi troviamo al Museo “L. Donini” di San Lazzaro e al Museo
Civico di Bologna.
In seguito ad una frana che ne ostruì l’ingresso, la grotta fu
inaccessibile al pubblico per oltre un decennio; poi, in seguito a lavori per la messa
in sicurezza del sito, nel 2008 venne riaperta alle visite solo su appuntamento e
accompagnati dalle guide.
Altra importante attrattiva è la Grotta della Spipola, in località La Palazza,
anch’essa scoperta da Luigi Fantini nel 1932, visitabile anche questa sempre solo
su appuntamento e accompagnati dalle guide.
Fin dalla preistoria si è fatto ricorso al gesso per uso edilizio e non solo. Gli
affioramenti gessosi della Croara furono soggetti a una vasta attività di scavo, dal
dopoguerra sfruttati industrialmente con un notevole impatto ambientale. Negli anni
‘60 ebbe inizio una dura battaglia per bloccare gli scavi e la lavorazione del gesso.
Questa ebbe successo solo alla fine degli anni ‘70 con il conseguente blocco dei
lavori, ma l’ambiente era ormai profondamente compromesso e segnato.
Oggi, infatti, sul monte Croara troviamo fronti di cava (come l’ex Cava a Filo in zona
Castello), grotte e gallerie che fanno ormai parte del paesaggio e, al posto della
fabbrica del gesso - allora fonte di inquinamento - che era collocata in cima a via
Croara, oggi troviamo nuove e moderne abitazioni.